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Storia della Moda

Psicologia degli Stivali: Perché Ci Fanno Sentire Sicure

Created: 28 Nov 2024  / Categories: Fashion Therapy, Storia della Moda

Psicologia degli Stivali: Perché Ci Fanno Sentire Sicure

Ti sei mai chiesta perché indossare un paio di stivali ti faccia sentire subito più sicura di te, più determinata, quasi invincibile? Se hai notato questa sensazione, non sei sola: esiste una vera e propria spiegazione psicologica dietro questo fenomeno. Gli stivali non sono solo un accessorio moda, ma un simbolo di forza, protezione e autorevolezza che influisce sul modo in cui ci percepiamo e ci presentiamo al mondo.

Scopriamo insieme perché gli stivali sono molto più di una scelta estetica e come influenzano la nostra attitudine.

stivali e autostima
Gli stivali influiscono sull'autostima

Gli Archetipi Dietro Gli Stivali: Soldati, Amazzoni e Cavalieri

Gli stivali portano con sé un’eredità storica e culturale fortissima. Da sempre associati a figure di potere come soldati, cavalieri, esploratori e amazzoni, rappresentano coraggio, autorità e protezione. Quando li indossiamo, il nostro cervello fa un’associazione inconscia con questi archetipi, trasferendo quelle stesse qualità a noi.

Questa connessione psicologica è così radicata che, anche senza rendersene conto, indossare gli stivali ci fa sentire più assertive, pronte ad affrontare le sfide quotidiane con un atteggiamento deciso e proattivo.

stivali e archetipi
Gli stivali e gli archetipi di forza e potere

Stivali Alti: Un’Armatura Fisica e Simbolica

Gli stivali alti, che avvolgono la gamba fino al ginocchio, amplificano ulteriormente questa sensazione di forza e invincibilità. La loro struttura crea una sorta di “armatura” che ci fa sentire protette sia fisicamente che emotivamente. Questo effetto di protezione genera sicurezza interiore e si riflette in una camminata più decisa, con passi sicuri e determinati.

Gli stivali alti offrono un grande senso di controllo, che psicologicamente riduce la nostra percezione di vulnerabilità.

stivali alti e psicologia
gli stivali alti come armatura simbolica

Stivali e Funzionalità: Sentirsi Pronte a Tutto

Gli stivali sono pensati per affrontare condizioni difficili come pioggia, freddo e neve, il che li rende incredibilmente pratici. Questa praticità si traduce psicologicamente in una sensazione di protezione, sicurezza e prontezza nell'affrontare ogni situazione, aumentando la nostra determinazione e la fiducia in noi stesse.

stivali e protezione in psicologia
gli stivali e la sensazione di protezione

Stivali con Tacco: Postura, Dominanza e Autorevolezza

Quando gli stivali hanno il tacco particolarmente alto, entrano in gioco altri fattori psicologici importanti: il tacco eleva fisicamente chi lo indossa e favorisce una schiena dritta e un mento alto. Questo cambiamento nella postura comunica autorità, sicurezza e controllo.

Ma c’è di più: il tacco, soprattutto se alto, è un simbolo di potere. Il suo rimando a forme simboliche maschili, come il fallo, aumenta la percezione inconscia di dominanza e forza. Non è un caso che molte figure femminili di potere, specialmente nel BDSM, prediligano stivali con tacco: sono un chiaro segnale di autorevolezza e potere.

stivali con il tacco
stivali con il tacco come simbolo di dominanza

Stivali vs. Sneakers: Impatto vs. Comfort

Per capire meglio perché gli stivali ti fanno sentire psicologicamente più sicura possiamo analizzare la sensazione provocata a livello emotivo e mentale da un paio di sneakers. Le sneakers sono, ovviamente, sinonimo di comfort e rilassatezza: questo, pur essendo positivo in molti contesti, porta a un atteggiamento più casual e meno “di impatto”.

Quando indossiamo sneakers, ci sentiamo più a nostro agio, ma tendiamo a ridurre la nostra presenza scenica e la nostra assertività. Gli stivali, invece, richiedono e promuovono una presenza più forte, spingendoci a occupare, grazie alla loro verticalità, spazio fisico e sociale.

stivali e sicurezza
l'impatto degli stivali a livello psicologico

La prossima volta che indossi i tuoi stivali preferiti, ricordati che stanno facendo molto più che completare il tuo outfit: ti stanno aiutando a esprimere la versione più potente e sicura di te stessa! Se vuoi approfondire i miei trucchi di stile per aumentare la tua autostima, seguimi sul mio canale Instagram @valentinoloretta o sulla pagina FB Loretta Valentino e rimani sempre aggiornate sulle ultime novità in tema di Consulenza di Immagine e Fashion Therapy!


Qual è la Relazione tra Moda e Arte?

Created: 30 Nov 2023  / Categories: Fashion Therapy, Storia della Moda

Qual è la Relazione tra Moda e Arte?

Non ci vuole molto per vedere che il confine tra moda e arte ha iniziato rapidamente a sfumarsi negli ultimi due decenni. La moda si è fatta strada nei musei più importanti e gli artisti vengono chiamati dalle case di alta moda come testimonial e ambassador. Ma non è sempre stato così. L’arte è stata a lungo considerata superiore alla moda, secondo l’idea per cui “l'arte è seria, la moda è frivola”. Ma quindi, cosa è cambiato? Che tipo di sensibilità si è sviluppata per far sì che arte e moda si avvicinassero sempre di più?

La Nascita del Legame tra Moda e Arte

A fare da vero spartiacque rispetto al periodo in cui la moda era considerata semplicemente “un capriccio da donne” è stata la nascita dell'haute couture, nella figura del Charles Frederick Worth, stilista britannico della seconda metà dell’Ottocento.

Prima di Worth, la moda era principalmente questione di istruire una sarta su ciò che si voleva, con la guida di immagini nei feuilletons e nelle affiches, i primi esempi di pubblicazioni di moda, che avevano cominciato ad essere ampiamente diffuse a partire dalla metà del XVIII secolo.

In particolare, Worth associava “haute” a “couture” così come si associa l’aggettivo “belle” alla parola “arti” (in francese, la parola beaux arts distingueva le arti superiori dalle arti ritenute inferiori, come l’illustrazione o la gastronomia).

Worth fu il primo a far conoscere i suoi abiti come sue “creazioni”: divenne mecenate dell'imperatrice Eugenia, non molto tempo dopo aver fondato la sua casa di moda nel 1858. Gli fu chiesto – “commissionato”, come potremmo dire per artisti e architetti - di "creare" abiti per alcune delle nobildonne più note dell'epoca.

Il Dandy e l'Opera d'Arte Vivente

Charles Baudelaire e il suo contemporaneo Jules Barbey d’Aurevilly furono tra i primi a prestare attenzione al concetto di dandy. Il dandy era un'opera d'arte vivente: abbigliamento, linguaggio, portamento e pose costituivano un insieme di fattori vincenti che trasformavano un individuo in un personaggio capace di esibire se stesso.

Le apparenze, per un dandy, erano tutto: il suo modo di vestire e il suo portamento ne facevano un connubio di attrazione e mistero, simile a quello di un’opera d’arte seducente.

L’Interesse delle Avanguardie per l'Abbigliamento e per il Costume

Dalla fine dell'Ottocento divenne sempre più evidente che gli artisti sperimentavano forme alternative di abbigliamento, non solo come mezzo di espressione “mobile” e “indossabile”, ma anche come contrasto agli interessi di un mercato commerciale inesorabilmente in crescita.

Artisti come Van de Velde e Klimt hanno disegnavano i propri abiti per distinguersi grazie alla propria sensibilità creativa (lo stesso Klimt posò per molte fotografie indossando il suo ampio abito monastico).

Il Legame tra Moda e Arte nel “Mondrian Dress” di Yves Saint Laurent

Forse l'evento più noto degli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale in cui possiamo rintracciare il legame tra moda e arte è l'abito Mondrian lanciato da Yves Saint Laurent per la sua collezione autunnale nel 1965. Piet Mondrian, da cui l’abito prende il nome, fu un pittore del movimento “De Stijl”, anche chiamato neoplasticismo. Oggi potremmo dire che le sue opere sono diventate popolari soprattutto grazie all’abito di Saint Laurent.

Nella prima versione, Laurent utilizza le audaci linee nere orizzontali e verticali – in particolare, era anche sensibile al fatto che in Mondrian hanno una larghezza irregolare – in contrasto con lo sfondo bianco e i blocchi di colori primari.

L'abito Mondrian rappresentava una rottura con le precedenti appropriazioni dell’arte pittorica da parte della moda: il dipinto di Mondrian non si è semplicemente innestato come immagine sull’abito, ma è diventato tutt’uno con esso.

Dall’Arte Femminista a Lady Gaga e al “Political Fashion”

Gli artisti hanno spesso usato la moda come tramite per forgiare le loro opere, ma le opere stesse, poi, sono state più ampiamente conosciute e dibattute solo quando l’arte ha cominciato a dialogare con l’industria della moda. Per esempio, quando l’artista canadese Jana Sterbak espose per la prima volta il suo vestito fatto di carne, "Vanitas: Flesh Dress" non ricevette molta attenzione. Come suggerisce il titolo, l'opera parla della vanità corporea e della scomparsa della bellezza, ma è anche un'opera profondamente femminista che commenta come i corpi delle donne siano pezzi di carne oggettivati.

L’opera fu attenzionata, invece, dalla massa, quando Lady Gaga apparve agli MTV Awards del 2010 con un vestito e un cappello di carne cruda.

L'esempio di Lady Gaga è il culmine di una tendenza che inizia alla fine degli anni '70, con una generazione di stilisti le cui creazioni sono da un lato opere scultoree, dall’altro forme di critica socio-politica al pari dell’arte.

Jean-Paul Gaultier, noto per il suo talento ad ampio raggio, nel 2003 ha sponsorizzato una mostra al Costume Institute del Metropolitan Museum of Art dal titolo: Braveheart: Men in Skirts, che comprendeva il lavoro di Dries van Noten e Vivienne Westwood.

La stessa Westwood è emersa sulla scena della moda negli anni '80 con il suo allora compagno Malcolm McLaren, utilizzando collezioni e passerelle per fare taglienti commenti sociali e attivismo politico. Titoli memorabili includevano Savages (1981), Punkature (1982) e Propaganda Collection (2005-6).

L’Incontro di Moda e Arte in Marina Abramovich

Marina Abramovich è una nota performer, esponente della cosiddetta “body art” che si esprime, per l’appunto, attraverso il corpo.

Il corpo, fin dai suoi primi lavori, è sempre stato alla pari di un vestito da indossare attraverso cui comunicare se stessa.

Nelle sue opere si è denudata, ferita, si è incisa perfino una stella sanguinante sull'addome, usando questi “tagli” sul corpo come una finestra sull’interiorità umana. È nota una delle sue prime mostre, “Rhythm 0″, dove, durante una performance di sei ore, ha deciso di esplorare la resistenza del corpo e della psiche umana spingendone i limiti in base al volere delle persone: queste erano infatti libere di usare su di lei, che restava ferma e immobile, oggetti di vario tipo, tra cui anche delle forbici, delle spine di rosa e una pistola. Dimostrò così che l’individuo è naturalmente predisposto a trattare i più deboli e indifesi come oggetti, se ne ha l’occasione.

Questa sensibilità non poteva fare a meno di dialogare più da vicino con la moda, da lei ritenuta espressione dell’interiorità umana alla pari di quelle che erano le potenzialità del corpo da lei esplorate.

“Ho iniziato a interessarmi apertamente alla moda e ho cercato di creare il mio stile utilizzando diversi elementi di ciò che è di moda in quel momento. Da quando ho conosciuto Riccardo Tisci sono diventata una fedele estimatrice dei suoi abiti e con loro mi sento davvero al meglio”, racconta in un’intervista ad “Another Magazine” nel 2010.

Nel 2011, Marina Abramovic e il suo caro amico, il designer di Burberry Ricardo Tisci, hanno collaborato infatti a "The Contract", una storia raccontata attraverso una fotografia. In essa, l'artista e il designer posano come una Madonna con il suo bambino, sollevando domande sul rapporto spirituale tra moda e arte.

Da quel momento, l'inizio di numerose collaborazioni con brand e designer internazionali l'hanno aiutata ad accentuare non solo la sua visibilità come performer, ma anche a celebrare la crescente sintonia tra arte e moda.

Il mio Punto di Vista su Moda e Arte

Molti non lo sanno, ma nasco come costumista, motivo per cui l'esplorazione del rapporto tra moda e arte è sempre stato un focus importante nel mio lavoro.

Tuttora infatti mi dedico a trovare e analizzare tutte le possibili intersezioni tra storia, moda, tendenze, psicologia e arte, per affrontare il modo in cui lavoro a contatto con gli abiti (ma soprattutto con chi gli abiti li indossa - le donne) con uno sguardo più critico e creativo.

Ad esempio, ammirando le opere di Lucio Fontana, "I Tagli", vedo un legame non solo con la femminilità, ma anche con particolari di abiti come spacchi e cut-out.

 

Attraverso i suoi "Tagli" l'artista cercava un modo di andare al di là della superficie, al di là delle apparenze, invitando lo sguardo a immaginare cosa ci fosse oltre.

E questo concetto mi sembra possa valere sia per le donne - delle quali spesso si apprezza solo la superficialità nel momento in cui le si riduce ad oggetto, e delle quali, invece, bisognerebbe ammirare personalità, profondità e spessore - sia per un vestito con uno spacco - che rompe la superficie del tessuto per far immaginare "cosa c'è dietro".

Ho, tra l'altro, una concezione della donna come musa e opera d'arte allo stesso tempo: per le donne c'è la necessità di prendere ispirazione da se stesse, da ciò che hanno nel profondo, come fossero delle vere e proprie muse ispiratrici, perchè è solo così che potranno fare della loro vita un capolavoro.

Questo trova un riscontro nella moda in quella che io definisco "Fashion Therapy", la terapia che parte dall'abbigliamento per permettere alle donne di comunicare se stesse agli altri, proprio come farebbe un'opera d'arte, per emanciparsi dal giudizio esterno e concentrarsi esclusivamente su chi loro vogliono essere e su cosa loro desiderano ottenere dalla propria vita.

 


Cos’è la Sindrome dell’Ape Regina?

Created: 15 Set 2023  / Categories: Storia della Moda

Cos'è la Sindrome dell’Ape Regina?

La definizione che ne dà il dizionario è “una donna in una posizione di dominio o ascendente sui suoi pari, solitamente prepotente, che tende a prendere di mira altre donne, soprattutto sul posto di lavoro” (ma non solo).

Infatti, sui social, al giorno d’oggi, l’ape regina è facile da individuare, sottoforma di leone da tastiera (la posizione di dominio) o hater, intenta a criticare lo stile di vita, l’abbigliamento o altre caratteristiche di altre donne, specialmente quelle con più notorietà e visibilità. Ad esempio, Chiara Ferragni è l’emblema di questo tipo di fenomeno, e lo ha portato alla ribalta durante il Festival di Sanremo 2023, con un abito su cui aveva fatto stampare le peggiori frasi che le fossero state mai dette da altre donne sui suoi canali social.

L’ape regina è sempre “migliore di te”, e qualunque cosa possa fare, dire,  pensare o indossare la donna presa di mira, sarà sempre qualcosa di estremamente negativo, pronto da criticare.

Ma da cosa dipende questo atteggiamento di donne nei confronti di altre donne, e perché è così comune, specialmente sui social?

I Motivi della Sindrome dell’Ape Regina

Una domanda che mi sono posta più volte è: si tratta davvero di donne e bullismo?

La domanda è interessante, perché allude a questioni culturali più grandi.

Sheryl Sandberg sostiene che il mito dell’ape regina va letto in questo modo: “Le api regine non sono causa di disuguaglianza ma piuttosto il risultato della disuguaglianza. In passato, gli svantaggi subiti dalle donne in quanto tali le costringevano a proteggere il loro fragile territorio…Una donna di talento rappresenta una minaccia nel momento in cui, al tavolo, c’è posto per una sola donna”.

Ecco, quindi, che arriviamo subito ad un punto fondamentale della questione: le api regine prendono solitamente di mira altre donne da cui si sentono minacciate nel momento in cui lo spazio di visibilità riservato alle donne è piccolo, e occupabile solo da alcune.

sindrome dell'ape regina
la sindrome dell'ape regina nasce da questioni di disuguaglianza sociale

Le donne prese di mira dall’ape regina sono quelle ritenute “più belle”, “più ricche”, con “maggiore talento”, con uno “stile di vita più entusiasmante”: tutte caratteristiche che fanno sentire l’ape regina in dovere di screditare e gettare fango sull’altra donna. Ma perché? In realtà, nel fare questo, le donne non sono cattive, ma avendo sperimentato diverse volte la discriminazione sessuale, tendono a replicare come meccanismo inconscio di difesa un atteggiamento di critica sulle altre donne, spesso quelle più indifese, o che hanno più visibilità.

C’è poi un’altra questione importante che, a mio avviso, contribuisce a creare questo sistema di competizione.

Viviamo in una società che ci impone la ricerca di conferme e approvazione all’esterno, e mai dentro noi stesse. Ci creiamo il problema di come verremo viste in un selfie su Instagram. Prima di uscire ci guardiamo mille volte allo specchio, per capire come appariremo agli occhi degli altri. Quando proviamo un abito, chiediamo sempre all’amica di turno che ci accompagna a fare shopping: “secondo te come sto?”. Ma perché non ci chiediamo mai come ci sentiamo NOI? Perché siamo abituate a dipendere dal giudizio degli altri, e poi da quello nostro.

Questo meccanismo, inconsciamente, attiva una competizione: la donna è portata a giudicare le altre donne nel tentativo di misurare il proprio valore nel fare questo confronto. O perché vede nell'altra dello stesso sesso quello che lei non ha o crede di non avere.

Di questo e di tanti altri aspetti psicologici che riguardano le donne e il loro abbigliamento nel loro ambiente sociale tratto nelle mie sedute di Fashion Therapy: se sei curiosa di sapere di cosa si tratta, clicca qui!


Cosa Significa la Parola Abito? Ce Lo Spiega la Sociologia!

Created: 09 Ago 2023  / Categories: Fashion Therapy, Storia della Moda

Cosa Significa la Parola Abito? Ce Lo Spiega la Sociologia!

Sai cosa significa la parola "abito"? Questo termine, con cui identifichiamo un semplice capo da indossare, ha in realtà un significato molto profondo.

Partiamo da un fatto molto semplice: l'importanza dell'abbigliamento va ben oltre la mera funzione di coprire il corpo. Essa si estende profondamente nella nostra esistenza, riflettendo la complessa interconnessione tra individuo, comunità e società. Un eccellente esempio di questa interconnessione è dato dalla parola "abito", che nasconde radici linguistiche molto interessanti dal punto di vista sociologico. Vediamo di cosa si tratta!

L'Etimologia della Parola Abito

La parola "abito" condivide una radice comune con due termini latini: "habitus" e "habitat". Questi concetti possono apparire distanti dal mondo dell'abbigliamento, ma in realtà gettano luce su un aspetto fondamentale dell'essere umano e del modo in cui si veste: la sua integrazione all'interno della società e dell'ambiente che lo circonda.

l'abito è un modo dell'essere umano per integrarsi nella società
l'abito è un modo dell'essere umano per integrarsi nella società

Abito come Habitus

L' "habitus", concetto presente nella teoria del sociologo francese Pierre Bourdieu, è in parole povere ciò che incarna le nostre abitudini, il nostro modo di agire e di reagire all'interno della comunità in cui ci troviamo. È come una seconda natura, una serie di gesti e comportamenti che sono modellati dalle norme e dalle aspettative sociali. Ma cosa centra questo con l'abbigliamento?

Quando selezioniamo un abito da indossare, stiamo in realtà comunicando una parte del nostro "habitus" alla società che ci circonda. È come se il nostro abbigliamento parlasse per noi, rivelando ciò che siamo o ciò a cui aspiriamo diventare.

Il nostro abito parla di noi
Il nostro abito parla di noi

Abito come Habitat

L'"habitat" è l'ambiente in cui viviamo e interagiamo. Questo concetto non si limita solo agli spazi fisici, ma si estende anche alle dinamiche sociali, alle norme culturali e agli schemi di vita che caratterizzano una determinata comunità. Anche in questo caso, qual è il legame tra habitat e abito?

La scelta dell'abbigliamento è, in realtà, un atto di adattamento all'habitat, poiché ci sforziamo di far parte di un ambiente specifico e di comunicare la nostra identità all'interno di esso e delle sue dinamiche.

La Prospettiva Sociologica dell'Abito

vestirsi è un atto sociale
vestirsi è un atto sociale

L'atto di scegliere cosa indossare, in fin dei conti, è un atto sociale, un modo attraverso il quale ci inseriamo nel tessuto della società. Ogni abito che indossiamo diventa un veicolo attraverso il quale comunichiamo il nostro "habitus" e cerchiamo di trovare il nostro posto all'interno del nostro "habitat".

Per esempio, se una donna indossa tailleur e completi strutturati, comunicherà un’identità da donna con obiettivi di crescita professionali, dentro e fuori dall’ambiente lavorativo, perché vorrà essere riconosciuta nel suo spazio sociale in quanto tale.

Questo processo è intrinsecamente sociologico, poiché rivela come un abito possa rappresentare un mezzo per esprimere la nostra identità, relazioni e aspirazioni all'interno di una struttura sociale più ampia.

Un abito è un riflesso delle complesse connessioni che condividiamo con il mondo che ci circonda, un ponte tra il nostro essere individuale e il nostro ruolo all'interno della società. In definitiva, ogni abito che scegliamo di indossare racconta una storia, una storia che parla del nostro desiderio di appartenere e di esprimere chi siamo, in un mondo complesso e in continua evoluzione.


Perché Indossare la Gonna? Storia e Psicologia del Capo Femminile per Eccellenza

Created: 09 Ago 2023  / Categories: Fashion Therapy, Storia della Moda

Perché Indossare la Gonna? Storia e Psicologia del Capo Femminile per Eccellenza

Negli ultimi decenni, complice l’emancipazione femminile, è stata largamente soppiantata da jeans e pantaloni. Eppure, il fascino elegante e decisamente femminile della gonna resta qualcosa di innegabile! In denim, mini, a tubino, lunga, a portafoglio: qualunque sia il modello, questo capo sprizza femminilità da tutti i pori. Ma c’è qualcosa di ancora più affascinante riguardo questo indumento che forse ancora non sai.

Leggi le prossime righe di questo articolo, e scopri di più sul potere spirituale della gonna: ti aiuterò a capire perché è così importante indossarla quando hai bisogno di recuperare energie!

La Gonna: Il Suo Ruolo Nell’antichità

Innanzitutto, se andiamo indietro nel tempo fino all' antica Grecia e all'Impero Romano, scopriamo che la gonna non era un capo indossato solo dalle donne. Anzi! Era abitudine comune per tutti gli uomini di un certo ceto sociale indossare vesti larghe e lunghe fino alle ginocchia, che lasciassero scoperti gli arti inferiori. In effetti, questo tipo di indumento molto simile a una gonna risultava estremamente comodo per tutti coloro che, ricoprendo le più alte cariche della società, non avevano alcun tipo di lavoro fisico da svolgere.

la gonna nell'antichità
la gonna nell'antichità era indossata anche da uomini

È un dato di fatto che la gonna non sia molto pratica per chi ha da svolgere attività in movimento. Lo sapevano le donne russe dell’antichità, che avevano l’usanza di indossare tre panni uniti e fissati in vita con un cordino di lino, di lana o di cotone. Infatti, questi panni non erano cuciti tra di loro, poiché la cucitura avrebbe ridotto la loro libertà di movimento in maniera considerevole.

Perché Le Gonne Sono Collegate Al Genere Femminile?

Ma se nell’antichità le gonne erano indossate indifferentemente da uomini e donne, perché si è arrivati ad un certo punto della storia in cui questi indumenti sono diventati un vero e proprio attributo di femminilità? Ora provo a spiegartelo!

Con l’affermarsi del cristianesimo e della relativa concezione della donna prima di tutto come “madre”, si è cominciata a diffondere l’idea che questa, per concepire, partorire e crescere i propri figli, dovesse ricorrere ad energie ulteriori a quelle normalmente disponibili agli umani: si pensava, infatti, che dovesse fare affidamento anche alle energie della Madre Terra.

utero come punto di accumulo di energia terrestre
l'utero era visto come punto di accumulo di energia terrestre

L’utero era immaginato come un vaso dove l’energia terreste andava ad accumularsi: una prerogativa, quindi, esclusivamente femminile, e gli uomini non potevano ricevere tale tipo di energia che dalle donne, ovviamente attraverso l’atto sessuale.

In questa ottica, nell’indossare dei pantaloni una donna avrebbe finito per bloccare quel canale energetico che la collega alla Madre Terra, l’unico mezzo di trasmissione di energia che l’avrebbe resa non solo feconda, ma anche capace di trasferire questa stessa energia anche all’uomo. Insomma, una donna senza gonna sembrava essere un’apocalisse annunciata!

Perché Indossare La Gonna?

Oggi il 99% delle donne non riesce a immaginare un armadio che non includa almeno un paio di pantaloni o di jeans. E in effetti, come si fa a negare la loro comodità e praticità? Con i pantaloni si può correre, ci si può stravaccare e ci si può piegare senza temere di svelare nulla delle proprie parti intime. Duole dirlo, ma gonne e vestiti sono freni naturali alla dinamicità.

Tuttavia, se adottiamo una visione simbolica della questione relativa alla gonna, perché non proviamo a vedere l’altra faccia della medaglia? In pratica, se i pantaloni simbolicamente sono legati al movimento, alla fretta, alla voglia di fare, la gonna d’altro canto sarà collegata ad uno stato d’animo di rigenerazione e recupero delle energie.

psicologia della gonna
gonna come simbolo di rigenerazione

Qual è la Simbologia delle Gonne?

Tra l'altro, ho provato a stilare 3 profili psicologici relativi a 3 diversi modelli di gonna, sulla base di alcuni cenni storici e osservazioni personali: ti va di scoprire quella che senti più tua?

Gonna a Tubino

gonna a tubino
gonna a tubino

La gonna a tubino, con la sua silhouette slanciata e raffinata, incarna il simbolo della donna indipendente e intraprendente, che persegue con passione e determinazione la sua carriera e le sue ambizioni.

Questo capo di abbigliamento racchiude in sé una storia affascinante e ispiratrice, che affonda le radici nella pionieristica avventura dell'aviazione e nella forza intrinseca delle donne che sfidano i confini tradizionali. La prima donna americana ad aver visitato i cieli a bordo di un aeroplano, Mrs. Edith Ogilby Berg, ebbe l'audace idea di adattare il suo abbigliamento alla sua avventura in volo.

Per la necessità di evitare qualsiasi possibile incidente causato da tessuti svolazzanti, la Berg ebbe l’intuizione di legare la sua lunga gonna con una corda, fissandola proprio sotto le ginocchia. Questo accorgimento pratico non solo consentì un'esperienza di volo più sicura, ma diede anche origine alla forma distintiva della hobble skirt, che oggi identifica la gonna a tubino.

Ecco perché ad oggi, la gonna a tubino rimane un'icona di eleganza, ma anche di potere e ambizione femminile.

Gonna con Spacco

gonna con spacco
gonna con spacco

Quando si parla di una gonna con spacco, l'immagine che viene solitamente evocata è quella di sensualità e femminilità. E di fatto, la donna che ama indossarla è tendenzialmente molto libera e audace.

Tuttavia, sorprendentemente, l'origine dello spacco non è legata all'intento di seduzione. Piuttosto, la sua nascita è avvolta dalle esigenze concrete e rivoluzionarie del ventesimo secolo. Il Novecento ha infatti visto un cambiamento profondo nel ruolo della donna nella società. In un'epoca in cui le donne iniziarono a lottare per diritti paritari e per uscire dai confini dell'ambiente domestico, l'abbigliamento dovette adattarsi a queste nuove sfide.

La necessità di movimento, comodità e praticità divenne cruciale per le donne che abbracciavano una vita più attiva e impegnata. La gonna con lo spacco, quindi, ebbe una funzione pratica sin dalla sua concezione: offrire alle donne la libertà di movimento necessaria per partecipare a una sfera pubblica in continua evoluzione. Infatti, dal Cinquecento, le donne dell'alta società indossavano esclusivamente gonne con strutture di metallo simile a gabbie, pensate per renderle più ampie: erano rigide e tremendamente scomode, ma simbolo di classe elevata, poiché chi le indossava non aveva bisogno di muoversi agilmente.

Con il Novecento,  le donne hanno cominciato a lottare per il loro ruolo nella società e nel mondo del lavoro, e la gonna con lo spacco divenne una rappresentazione visiva di questa emancipazione. Le gambe, tradizionalmente nascoste e modeste, vennero celebrate e rese protagoniste attraverso questa "apertura", sia concreta che simbolica, poiché non solo consentiva la libertà di movimento, ma esprimeva anche il desiderio di rompere con le norme convenzionali.

Gonna a Ruota

gonna a ruota
gonna a ruota

La gonna a ruota è un capo di abbigliamento intramontabile che evoca grazia, giocosità e femminilità, ma è molto più di un semplice indumento, perché anche essa incarna una testimonianza delle trasformazioni sociali del XX secolo.

La sua creazione ad opera di Christian Dior, nel contesto post-bellico degli anni '50, rappresenta un momento di svolta nel mondo della moda e nella vita delle donne. Dopo gli anni di austerità e privazioni vissuti durante la seconda guerra mondiale, era giunto il momento di abbracciare la rinascita e di abbandonare il rigore imposto dal conflitto mondiale.

In questo scenario, Dior introdusse la gonna a ruota come una dichiarazione di ritorno alla leggiadria. Con la sua struttura voluminosa e la vita strizzata, questa creazione rivoluzionaria fu in grado di catturare l'attenzione e il cuore delle donne di tutto il mondo, offrendo loro un'alternativa alle vesti più sobrie degli anni precedenti.

Il suo stile festoso e giocoso rifletteva il desiderio di riscoprire la gioia e la bellezza nella quotidianità, così come il potenziale inesauribile della femminilità. Infatti, la dinamicità della ruota che caratterizza questa gonna va oltre il suo aspetto fisico. Essa è un simbolo eloquente di cambiamento e rinnovamento: proprio come una ruota in movimento, la gonna a ruota rappresentava, in pratica, la forza "motrice" delle donne nel rigenerare la società.


Storia del Reggiseno: dall’Età del Bronzo ai Trend Moda Attuali

Created: 01 Ott 2022  / Categories: Storia della Moda

La Storia del Reggiseno: dall'Età del Bronzo al XXI Secolo

A triangolo, a fascia, bralette, modello push-up, a balconcino, con o senza ferretto: c’è da perdersi tra le tante tipologie di reggiseni che si trovano al giorno d’oggi sul mercato. C’è chi non potrebbe farne a meno, chi addirittura lo indossa a vista, chi invece non lo porta affatto perché lo ritiene scomodo, oppure come segno di emancipazione nei confronti della società patriarcale. Ma da dove nasce questo pezzo di biancheria intima, e come è evoluta la sua funzione nei secoli? Andiamo insieme alla scoperta della storia del reggiseno, dalla sua invenzione nei tempi antichi fino alle tendenze e ai dibattiti degli ultimi decenni!

Storia del Reggiseno: Antica Grecia e Impero Romano

La prima testimonianza storica di ciò che potrebbe oggi definirsi reggiseno risale all’età del bronzo (dal 3400 a.C. al 600 a.C.): sono stati ritrovati disegni dell’epoca dove erano mostrate donne praticare attività sportive con indosso indumenti molto simili a dei bikini. Tra l’altro, nell’antica Grecia, le donne erano abituate a indossare delle fasce strette intorno al petto per evitare che il seno si muovesse troppo durante gli esercizi.

Ai tempi dell’Impero Romano, invece, le donne erano obbligate a nascondere il proprio seno con fasciature perché lasciarlo libero o visibile sotto le vesti era considerato di cattivo gusto. All’epoca esisteva il cosiddetto mammillare, una fascia realizzata in pelle che schiacciava i seni, e lo strophium, veniva utilizzato per sostenere il seno ma senza appiattirlo.

Storia del Reggiseno - Atlete che indossano lo strophium
Atlete femminili che indossano lo strophium, la fascia per il seno (Fonte: M. Disdero, Wikipedia).

Negli scavi di Pompei alcuni affreschi del periodo mostrano delle giovani donne danzare al cospetto dell’imperatore Tiberio nella sua residenza estiva a Capri: le donne nel dipinto indossano, infatti, una fascia coprente sul seno del tutto riconducibile ad un reggipetto.

La Storia del Reggiseno dal XVI alla Prima Metà del XX Secolo.

La storia del reggiseno va avanti così, passando per l’invenzione dei famosi corsetti spezzafiato nel XVI secolo, che raggiunsero l’apice della loro diffusione in epoca vittoriana. A differenza dei reggiseni che spesso puntavano a occultare le forme femminili, lo scopo dei corsetti era appiattire il più possibile il ventre e accentuare al contempo la rotondità del seno, grazie anche a generose scollature.

Nel XIX secolo ad opera di una donna dai più dimenticata arrivò il primo prototipo di reggiseno moderno: Hermine Cadolle presentò all’Esposizione Universale di Parigi nel 1889 due innovativi triangoli in seta che venivano allacciati sul retro, anche se, tuttavia, la sua invenzione non suscitò grande interesse.

Non passò molto, però, per avere il primo brevetto depositato di reggiseno senza dorso: nel 1914 Mary Phelps Jacob ideò il primo reggipetto capace di separare i due seni senza appiattirli. Morbido, leggero e semplice da indossare, il reggiseno della Jacob fu una invenzione geniale, che avrebbe cambiato per sempre – e decisamente in meglio - la concezione della comodità e del vestire femminile.

Durante tutto il XX secolo si assiste ad un proliferare di nuovi modelli di reggiseno. Negli anni 30 nasce quello in nylon e rayon, materiali accessibili a un più ampio pubblico femminile e che resero per la prima volta il reggiseno un indumento di biancheria “democratico”.

La Storia del Reggiseno dagli Anni ’50 ai Giorni Nostri

Negli anni 50, disegnati appositamente per le pin-up e per l’esaltazione delle loro abbondanti forme, nacquero i primi push-up, i cosiddetti “very secret”, cioè reggiseni con all’interno cuscinetti di aria in grado di gonfiare ulteriormente il seno. Dello stesso periodo è il “bullet bra”, il reggiseno con coppe a punta che all’epoca era ritenuto dare ai seni una forma molto sensuale e seducente.

Tuttavia, negli anni ’60 ci fu una sorta di inversione di rotta nella storia del reggiseno. Complici i canoni di bellezza femminile in evoluzione e le lotte femministe del periodo, il reggiseno cominciò a essere ritenuto un elemento spesso superfluo. Con la diffusione delle minigonne in questi stessi anni l’attenzione era rivolta maggiormente alle gambe femminili; contemporaneamente, molte donne scendevano in piazza bruciando i propri reggiseni come critica alla società patriarcale, maschilista e misogina.

Gli anni 80 segnano un’altra tappa importante, perché il reggiseno comincia ad essere sempre più utilizzato come strumento per valorizzare le forme femminili. Così, fino alla fine del secolo, si assiste alla diffusione del cosiddetto Wonderbra, il reggiseno capace di regalare alle donne una taglia di seno in più.

Ai giorni nostri, complice il marketing e l’estrema differenziazione del prodotto dal punto di vista della funzionalità e dell’estetica, è disponibile un ventaglio decisamente ampio di stili e modelli di reggiseni, tra cui anche quelli sportivi.

reggiseno sportivo
reggiseno sportivo

Storia del Reggiseno: le Più Recenti Tendenze

Tra le tendenze delle ultime stagioni in ambito lingerie, il reggiseno in vista è forse quella più in voga tra le appassionate di moda. Da capo “underwear” a vero e proprio “outerwear”, il reggiseno assume una nuova valenza, trasformandosi da indumento da nascondere a accessorio da esaltare e celebrare!

reggiseno a vista: il trend in tema di lingerie
reggiseno a vista: il trend in tema di lingerie

Se ti senti abbastanza audace da concederti questo tocco glamour e di tendenza, non devi però mai dimenticare la sottile linea che separa l’eleganza dal cattivo gusto. É quindi necessario:

  1. scegliere il giusto modello da mostrare, adatto al tuo seno e alla tua corporatura, ma anche alla situazione e al contesto; se hai un seno piccolo opta per un modello con ferretto e senza imbottitura, magari in toulle, mentre se hai un seno grande vai di bralette in pizzo. Ricorda che esistono anche dei bellissimi reggiseni sportivi, da indossare sotto tutti i tuoi look più street, ad esempio sotto una t-shirt bianca oversize;
  2. abbinare il tuo reggiseno a vista in modo equilibrato e armonioso, come complemento dell’intero outfit; dovresti sempre optare per un ton sur ton, per un colore basic a contrasto (come il nero sotto un outfit bianco e viceversa) o per lo stesso colore degli altri accessori.

Inoltre, nelle più recenti sfilate, il reggiseno è apparso in passerella addirittura sopra gli abiti! Un capovolgimento di prospettiva, questo, che ci ricorda quanto il concetto di “norma” sia fugace e in costante evoluzione, soprattutto nell’ambito della moda!

5 Spunti per Indossare il Reggiseno a Vista

  1. Sotto abiti a vista: è la scelta più elegante e sofisticata, per la donna che vuole essere sensuale ma con classe senza un effetto “too much”;
  2. Sotto il blazer: è la scelta per donne di potere, forti e sicure di sé, perché la combinazione di giacca e lingerie a vista è in grado di esprimere la parte maschile e femminile presente in ognuna di noi, emanando una carica di sensualità e di carisma irresistibile;
  3. Sotto maglie trasparenti: è la scelta più audace, per la donna temeraria che non ha problemi a rendere il reggiseno il focus del look, specialmente quando si tratta di un intimo prezioso che sarebbe un peccato tenere nascosto;
  4. Sopra maglie o t-shirt: è la scelta più stravagante, grazie al gioco di sovrapposizioni che sdrammatizza la carica sensuale della lingerie, rendendo il look divertente e giocoso;
  5. Sotto tailleur: è la scelta più seducente, perfetta per un primo appuntamento a lume di candela, dato che gioca con un vedo/non vedo che incuriosisce a…scoprire di più!
reggiseno a vista
reggiseno a vista sotto maglie trasparenti
reggiseno a vista
reggiseno a vista sotto blazer

Storia del Reggiseno: Conclusioni

Il reggiseno al giorno d’oggi è indossato dalla stragrande maggioranza delle donne nella società occidentale, ma è pur vero che un numero sempre crescente decide di farne a meno in molte occasioni della vita.

Va detto che gli esperti e le esperte di moda si interrogano sempre di più su quale spazio e quale funzione abbia ancora il reggiseno nell’era contemporanea. Reggiseno sì o reggiseno no? Lo si indossa perché è davvero utile, o forse solo per abitudine? O magari perché non metterlo, con i capezzoli che fanno capolino da sotto la maglietta, fa sentire a disagio? Possibile che un giorno anche il reggiseno non segua lo stesso destino della giarrettiera?


Tutti i Colori di Elisabetta, Regina (anche) di Stile

Created: 09 Set 2022  / Categories: Colore, Fashion News, Storia della Moda

Tutti i Colori di Elisabetta, Regina (anche) di Stile

Molti la ricorderanno per il suo rigore, per la sua intera esistenza dedita alla vita pubblica e agli obblighi di corte, per i suoi 70 anni di regno ininterrotto che hanno attraversato due secoli, visto 15 primi ministri britannici, sei papi, la guerra fredda, la Brexit, una pandemia globale, e chi più ne ha più ne metta.

È vero, non passerà certo alla storia come una donna gentile e mansueta, e se è così è di certo a causa del suo perenne rispetto del codice di comportamento reale, a cui lei ha sempre tenuto così intensamente da mettere spesso in crisi anche i rapporti con i suoi cari più stretti. Eppure, quei colori sgargianti dei suoi completi dotati di cappello abbinato che - pochi sapranno – venivano usati per risaltare nei bagni di folla in caso di pericolo, l’hanno resa comunque agli occhi di tutto il mondo simpatica, briosa, decisamente indimenticabile.

Per rendere omaggio a questa Regina dei record ho deciso di ripercorrere insieme a voi la storia dei suoi straordinari outfit, ricordando 5 curiosità relative al suo abbigliamento regale e al dress code adottato nel suo lunghissimo regno.

1) I Colori Preferiti di Elisabetta II

Essendo famosa per la sua passione per i colori pastello e vivaci, la rivista Vogue qualche anno fa ha raccolto in un grafico quelli che Elisabetta II ha indossato maggiormente nelle sue apparizioni pubbliche. Ecco un po’ di statistiche:

al primo posto c’è il blu (29 % delle volte)

seguono le fantasie floreali (13 %)

il verde e il lime (11 %)

il crema (11 %)

il rosa (10 %)

il rosso (4%)

il giallo (4%)

l’arancione (4%)

il nero (2%).

Nella terapia del colore, il blu simboleggia calma e distensione, ed è forse questo il motivo per cui la Regina lo gradiva così tanto: era consapevole di voler trasmettere un’immagine pubblica di pace e serenità.

2) L'Importanza del Match tra Colore e Occasione

I colori e gli accessori abbinati agli outfit erano attentamente studiati per l’occasione pubblica a cui doveva presenziare. Quando la Regina visitava una scuola, per esempio, indossava sempre un colore brillante e gioioso, con un cappello in abbinamento recante dettagli o applicazioni che potessero piacere ai bambini, come piume, fiori o nastri. Se invece andava in una casa di riposo per anziani, preferiva indossare un colore forte e ben definito insieme ad un cappello strutturato, per permette anche agli ipovedenti di vederla.

In uno dei suoi impegni pubblici più recenti - il funerale in commemorazione del marito, il duca di Edimburgo - la regina si è vestita di nero in segno di lutto. Tipicamente vista in colori più brillanti audaci, l'abito cupo di Elisabetta era tanto più toccante per la sua straordinaria rarità.

Altra curiosità sul nero: la regina doveva sempre avere un vestito nero nel suo bagaglio quando viaggiava all'estero; questo in caso di morte nella famiglia reale, per essere sempre in grado di indossare l'abbigliamento appropriato per il lutto.

3) La Regina degli Accessori

Come ha svelato la vestitrice reale della regina Angela Kelly, la regina, data l’importanza accordata agli accessori, aveva anche una collezione di ombrelli trasparenti aventi come bordino tutti i colori possibili per abbinarsi ai suoi abiti.

Come ha scritto Kelly nel suo libro ufficiale dedicato al lavoro a corte "se piove, userà uno dei tanti ombrelli trasparenti che ha...il che assicura che, anche nelle condizioni più piovose, rimanga il più visibile possibile". Ma badando sempre ad avere uno stile impeccabile.

4) L'Outfit più Controverso

Elisabetta, l'abbiamo ribadito più volte, era famosissima per i suoi vestiti vivaci, ma forse qualche volta ha proprio esagerato! Ricordiamo con simpatia l’outfit della Regina più controverso di tutti i tempi, l'abito "Arlecchino" dai colori vivaci e ricoperto di paillettes, indossato per la Royal Variety Performance del 1999. Era composto da una gonna lunga con bande di diverse nuance di giallo, dal limone all'oro, abbinato ad un top ricamato sempre in paillettes a rombi multicolor, a scarpe color argento e borsa oro. Per non finire, indossava anche una parure di diamanti, piuttosto vistosa.

5) Non è Sempre Stata Così "Colorata"...

Si farebbe fatica a crederlo, eppure Elisabetta, prima di diventare Regina, non indossava quasi mai colori sgargianti. Per averne la prova basterebbe guardare qualche sua foto prima dell'ascesa al trono, quando si vestiva spesso nei colori cachi, beige, bianco e blu notte. La trasformazione nei look è avvenuta dopo l'incoronazione televisiva, la prima della storia, un evento che rese l'intera corte più consapevole di quanto l'immagine fosse un fattore importante nella comunicazione della famiglia reale.


Very Peri: Come Abbinare il Pantone 2022

Created: 12 Feb 2022  / Categories: Colore, Storia della Moda, Tutorial

Very Peri: Come Abbinare il Pantone 2022

É la tonalità n. 17-3938 eletta Pantone dell'anno 2022 dal Pantone Color Institute, e in poche settimane ha già conquistato i cuori di tanti appassionati di moda e design di interni.

Il Very Peri (ovvero un blu pervinca a cui è stato aggiunto un tocco di rosso) è frutto di mix di colori esclusivo creato da Pantone per donarci maggiore ottimismo e una spinta alla ripresa.

Per Pantone i toni del blu del Very Peri esprimono il bisogno di rassicurazione derivante dalla sempre maggiore fusione tra mondo digitale e reale (pensate un po' a Facebook e ai colori simbolo della piattaforma: non sono forse appartenenti alla famiglia dei blu?). Poiché nel futuro prossimo si parlerà sempre più di metaverso e realtà virtuale, il Very Peri incoraggerà anche i più reticenti a entrare a far parte del cambiamento, rafforzando la creatività e l'immaginazione.

Il Pantone 2022 è già entrato di diritto nei guardaroba delle star più in voga del momento, il che ha fatto nascere subito in tutte le donne attente ai trend moda dubbi e domande su come inserire il Very Peri negli outfit di tutti i giorni e su come abbinarlo al meglio.

lady gaga hailey bieber nicole kidman very peri
lady gaga, hailey bieber e nicole kidman indossano il very peri

Partiamo col dire che abbinare il Pantone of the Year 2022 è davvero facile! La luminosità e la raffinatezza del Very Peri (che rientra nella famiglia dei viola, caratterizzati da forti richiami alla dimensione magica e spirituale) lo rendono non solo un colore ideale per un total look dall'eleganza sobria, ma anche un buon alleato per realizzare degli accostamenti vincenti e originali.

Volete qualche consiglio? Ecco alcuni mix and match con protagonista il Very Peri!

Abbinare Very Peri e Blu

Seguendo la regola degli abbinamenti tra colori analoghi, il colore che nel cerchio cromatico si trova più vicino alla nuance Very Peri è proprio il blu (infatti, come abbiamo anticipato, il colore del 2022 è descritto da Pantone come "un blu pervinca dinamico, ravvivato da un sottotono rosso"). Quindi, quale modo migliore di abbinare il Very Peri se non con il colore primario da cui trae origine?

Il blu infonde calma e serenità ai sensi, e il risultato in abbinamento al Very Peri è un outfit distensivo e tranquillo, per occasioni poco caotiche in cui il principale obiettivo è il relax e il recupero di energie.

abbinamento very peri e blu
abbinamento very peri e blu

Abbinare Very Peri e Rosso

Se il Very Peri sta bene con il blu da cui trae origine, perché non provare l'abbinamento anche con l'altro "colore genitore"? Già, il rosso sta benissimo con il Pantone 2022 perché unisce la sensazione di calma delle tonalità blu violacee all'energia grintosa propria del colore del fuoco.

Sarà un caso che un outfit che mixa Very Peri, blu e rosso sembra proprio richiamare i colori degli energy drink? Non so voi ma questo è un abbinamento che mi fa impazzire, perché mi dà molta carica ma senza eccesso di euforia, dato che i toni del blu mi fanno restare concentrata sui miei obiettivi.

Scopri le caratteristiche del rosso

abbinamento very peri e rosso
abbinamento very peri e rosso

Abbinare Very Peri e Viola

Il viola, proprio come il Very Peri, nasce dall'unione tra blu e rosso. Per questo motivo, un accostamento dei due colori genera un abbinamento riuscitissimo, oltre che armonioso e decisamente equilibrato.

Infatti, il viola è il colore simbolo delle pratiche meditative, ritenuto capace di agevolare la connessione con la propria parte spirituale: insieme al Pantone 2022 contribuisce a riequilibrare gli umori, favorendo tanto una spiccata creatività quanto una sensazione di sano relax.

Scopri le caratteristiche del viola

abbinamento very peri e viola
abbinamento very peri e viola

Abbinare Very Peri e Nero

Il nero è un colore che serve per il recupero della razionalità dopo momenti di forte sbalzo emotivo (non a caso è il colore per eccellenza del lutto).

Quando lo si abbina al potere rassicurante del Very Peri, il risultato è un trionfo di self-control e sicurezza, perfetto per dominare gli istinti che, in momenti di particolare stress, spingerebbero a fare pazzie!

abbinamento very peri e nero
abbinamento very peri e nero

Abbinare Very Peri e Verde Fluo

Potrebbe sembrare un abbinamento stravagante, forse azzardato, e invece il Very Peri insieme a colori fluo come il verde acido e il giallo lime dà vita ad outfit vivaci e sbarazzini.

Il verde nella sua tonalità più "acerba" e vitaminica richiama il mondo degli agrumi e la loro freschezza, foriera di benessere e di energie positive. Ecco perché un accostamento con il Very Peri, colore gioviale e rassicurante, risulta in un trionfo di ottimismo, solarità e sincera spontaneità.

abbinamento very peri e verde fluo
abbinamento very peri e verde fluo

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Cappello: Simbologia E Significato Dell’accessorio Più Antico Che Ci Sia

Created: 13 Gen 2022  / Categories: Fashion Therapy, Storia della Moda

Cappello: Simbologia E Significato Dell’accessorio Più Antico Che Ci Sia

Sapevi che coprirsi il capo è un rituale antico, che probabilmente risale a quasi 15 milioni di anni fa? Secondo alcuni graffiti rinvenuti in Francia, le popolazioni primitive impiegavano i cappelli nelle prime forme di religione come strumento per custodire la testa, considerata culturalmente la sede sacra dello spirito umano.

La storia del cappello è effettivamente lunga: pensiamo al copricapo del Faraone, il nemes, che indicava la natura divina di chi la indossava; il pileo nell’Antica Grecia che segnalava l’appartenenza ai ceti sociali bassi di manovali, pescatori o marinai; quello nell’Antica Roma, veniva posto sul capo degli schiavi quando diventavano liberi; il cilindro ottocentesco alla Abramo Lincoln, simbolo di eleganza e status sociale elevato; il cappello cloche femminile dei primi del Novecento, simbolo di emancipazione e libertà.

esempio di pileo, copricapo dell'Antica Grecia
esempio di pileo, copricapo dell'Antica Grecia © Marie-Lan Nguyen / Wikimedia Commons

Se balziamo rapidamente ai giorni nostri è chiaro che, oltre ad un valore estetico, al cappello è associata una dimensione prettamente utilitaria: lo si adopera perché protegge dal freddo, dalle intemperie, dal sole cocente, a volte da sguardi indiscreti. Tuttavia, a questa sua funzione primaria è rimasta nel tempo collegata una funzione secondaria e simbolica di non poco conto. Ti va di scoprire di più sul cappello e sulla sua simbologia? Eccoti 3 cose che scommetto non sapevi o che avevi dato per scontato sull’accessorio più antico che ci sia!

Indossare un Cappello Conferisce Identità e Personalità

Il cappello, più di ogni altro accessorio, è quell’elemento del vestiario che comunica qualcosa sull’individuo che lo indossa, da un punto di vista sociale, culturale…e anche economico! Sarà forse il fatto che lo si mette proprio sul capo, e quindi bene in vista, ad avergli conferito una funzione comunicativa così immediata? In effetti, ogni paese sembra avere il suo copricapo simbolo nazionale: il sombrero per i messicani; il colbacco per i russi; il turbante per gli indiani; la coppola per i siciliani; il cappello a falda larga che identifica i cowboy del Sud degli Stati Uniti.

colbacco russo

Pensiamo anche al cinema: cosa sarebbe Charlie Chaplin senza la sua bombetta? O il Cappellaio Matto di Alice nel Paese delle Meraviglie senza il suo cilindro? O Mary Poppins senza il suo cappello decorato a fiorellini? In tutti e tre questi casi, è impossibile immaginare il personaggio e la sua caratterizzazione senza quell’elemento distintivo rappresentato dal cappello!

cappello di mary poppins
il cappello decorato con fiori di mary poppins

E questo è ancora più vero se si astrae il cappello dal suo contesto cinematografico originale, e lo si trasferisce altrove. Guarda la foto qui sotto: è o non è subito intuibile dai nostri cappelli che siamo ad un party a tema Alice in Wonderland?

cappello a tema alice in wonderland
ad un party "Alice in wonderland" con cappello a tema

Ecco perché, quando ti senti sola, non accettata, quando ti sembra di vestirti in modo anonimo e sempre uguale e senti che è giunta l'ora di dare una rinfrescata ai tuoi look, indossare un cappello può aiutarti a comprendere meglio la tua personalità e a esprimerla efficacemente a chi ti sta intorno! In effetti, i cappelli sono quel colpo d'occhio capace di dare originalità e identità anche a un semplice look total black, ma anche di valorizzare ed esaltare uno stile personale già ben definito con un tocco di audacia in più!

il cappello dà personalità ai tuoi look
il cappello dà personalità ai tuoi look

Il Cappello Veicola Successo E Appartenenza

Ti sei mai chiesta perché per celebrare una laurea si indossi un tocco? O perché per riconoscere qualcuno come sovrano ci sia il rituale dell’incoronazione? Entrambe le situazioni ci parlano del valore del cappello come simbolo di riuscita sociale, di successo e di appartenenza ad una determinata categoria.

tocco cappello laurea
il tocco, cappello simbolo della laurea

Non a caso, ci sono molte associazioni, corpi e club che hanno fatto del cappello una sorta di simbolo di riconoscimento della propria categoria: basti pensare agli alpini e al loro iconico copricapo con piuma, alla toque blanche degli chef, o al berretto della marina militare, e così via!

cappello degli alpini
il cappello ufficiale degli alpini

Aggiungere un cappello ai tuoi outfit è la soluzione più giusta quando vuoi veicolare successo e fiducia in te stessa! Il cappello, andando a enfatizzare la testa, è diventato nel tempo un simbolo di elevata statura sociale (tanto è vero che toglierselo rappresenta un gesto di umiltà).

il cappello veicola successo e sicurezza
il cappello veicola successo e sicurezza

Il Cappello È Un Accessorio Accessibile A Tutte E Sempre Gratificante

Ciò che di bello hanno i cappelli, è la loro capacità di far accedere qualunque donna ad una minima gratificazione personale, anche quando nessun altro capo di abbigliamento ci riesce! In effetti, il cappello sta bene proprio a tutte, a prescindere da tutte le preoccupazioni legate a età, altezza, misure, taglia e peso!

il cappello è un accessorio gratificante e adatto a tutte
il cappello è un accessorio gratificante e adatto a tutte

Un cappello può farti sentire unica, bella, nuova e diversa senza doverti mettere necessariamente in discussione. Quando quei jeans troppo attillati o quella maglietta troppo corta possono causarti disagio e farti sentire inadeguata, ecco che indossare un cappello può rivelarsi una piacevole fonte di benessere spirituale!


Giacca: 3 Motivi Per Cui Una Donna Dovrebbe Indossarla

Created: 16 Nov 2021  / Categories: Fashion Therapy, Storia della Moda

Giacca: 3 Motivi Per Cui Una Donna Dovrebbe Indossarla

Ci sono quei giorni di novembre in cui il maglione già non basta più, e altri in cui il piumino imbottito è ancora troppo. In queste situazioni climatiche ballerine, dove non sai mai esattamente come vestirti, c'è solo un capo su cui poter fare sempre affidamento! Sto parlando della giacca, ovviamente declinata in tutte le sue tipologie, da quella più classica fino alla versione blazer!

Se un capo tradizionalmente maschile è diventato praticamente onnipresente nei guardaroba femminili ci sarà un perché. A mio parere, si tratta di un indumento così comodo e versatile che era impossibile che le donne del XXI secolo non lo avessero fatto ancora proprio! Se ci pensi, che il tuo outfit sia elegante, casual, sportivo o street, c'è sempre una giacca che fa al caso tuo, pronta a completare il tuo look senza troppi sforzi stilistici!

Se ancora non ti sei convertita alla giacca perché credi che questo tipo di capo non ti doni, ti darò tre motivi per ricrederti immediatamente!

1.La Giacca Aumenta l'Autostima e Favorisce l'Autoaffermazione

È vero che l’abito non fa il monaco, ma la Fashion Therapy ci dice qualcosa di fondamentale sui nostri outfit: la scelta di un tipo di look piuttosto che un altro ha degli effetti incredibili sul modo in cui ci relazioniamo con chi e con ciò che ci circonda. Se pensiamo consapevolmente alla nostra identità (chi siamo e chi vogliamo diventare), ai nostri desideri e agli obiettivi che vogliamo raggiungere, dobbiamo necessariamente considerare che la giusta mise può massimizzare gli effetti di questo lavoro su noi stesse.

In questo senso, una giacca può decisamente aumentare l'autostima e la sicurezza di una donna che la indossa, e c'è un motivo ben preciso dietro questa affermazione: si tratta di un capo che rimane totalmente o parzialmente aperto sul davanti, simbolo, quindi, di apertura verso l'altro, e contemporaneamente di mancanza di vulnerabilità verso ciò che si va ad affrontare. Indossare una giacca significa letteralmente non avere paura di esprimersi, di lasciar vedere cosa c'è sotto, né di prendere di petto le situazioni che ci si presentano davanti. Ci avevi mai pensato?

la giacca da donna perché indossarla
la giacca da donna: indossarla come simbolo di apertura

2.La Giacca Non Passa Mai di Moda

Forse più evergreen di una giacca c'è solo il tubino nero, ma una cosa è certa. Da quando la moda del tailleur (e quindi della giacca) si affermò intorno alla fine dell'Ottocento, il capo non è mai più scomparso dagli armadi femminili!

Già durante la Grande Guerra le donne impegnate in attività di volontariato, o semplicemente indaffarate con le faccende quotidiane, da sole e senza uomini in casa, ebbero modo di constatarne l'estrema comodità e di scoprire una libertà mai provata fino ad allora nell'abbigliamento.

Infatti, dagli anni Venti in poi le spalle larghe e squadrate e la vestibilità dritta delle giacche furono sempre più apprezzate dal pubblico femminile, che si accorse di poter svolgere attività sportive e professionali con maggiore libertà rispetto a mise più succinte e costrittive.

Da quando, poi, fu creato il noto tailleur Chanel nel 1954, la praticità della giacca si unì ad un'inedita eleganza, rendendo questo capo oltre che comodo anche decisamente bello da indossare.

Questa versatilità che da sempre accompagna la giacca ha fatto sì che essa diventasse un must negli armadi di tutte le donne: un capo passe partout capace di soddisfare esigenze di stile e comodità in un solo colpo, come nessun altro.

la giacca da donna: un capo che non passa mai di moda
la giacca da donna: un capo che non passa mai di moda

3.La Giacca In Base al Colore Può Calmare o Energizzare

Essendo un capo capace di definire un look quasi nella sua interezza, la giacca con la sua forte identità visiva è altrettanto in grado di intervenire sul nostro umore, comunicando a chi ci sta intorno l'attitudine con cui vogliamo affrontare la situazione in cui ci troviamo.

Se lo faremo con noia e pesantezza o con gioia ed entusiasmo sarà dovuto soprattutto al colore che decideremo di mettere addosso! Ecco perché la scelta della nuance per la giacca è qualcosa da ponderare attentamente in base all'effetto che vogliamo ottenere sul nostro stato d'animo!

  1. Opta per una giacca gialla o arancione per aumentare la tua solarità e la tua spontaneità;
  2. Scegli una giacca bianca per mostrare a tutti la tua genuinità e la tua bontà di intenti;
  3. Vai su una giacca verde o marrone per trasmettere agli altri sicurezza e attitudine positiva e calma ai problemi;
  4. Metti una giacca rossa o fucsia per accentuare la passione e l'ambizione!
la giacca da donna rossa o fucsia trasmette passione e ambizione
la giacca da donna rossa o fucsia trasmette passione e ambizione

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